TINDARO  CALIA


 

 

2008-2009

2001-2008

1990-1995

1986-1990

1979-1986

1990-2001

III

IV

II

I



Pittura della memoria

Memoria della pittura


Francesco Poli


Tindaro Calia è artista di sicuro talento e di grande sensibilità culturale e sociale. E’ sempre stato un convinto e appassionato difensore di un’idea di pittura fondata sulla ricerca della dimensione autentica e profonda della condizione umana e della natura, attraverso l’elaborazione di un linguaggio figurativo non piattamente mimetico ma di vitale interpretazione espressiva.  Il suo modo di dipingere, caratterizzato da una raffinata tecnica, da una nitida messa a fuoco dei soggetti e da una straordinaria intensità di esecuzione, ha valenze estremamente attuali ma è anche legato alla migliore tradizione artistica. Tindaro ama la pratica della pittura dal vero perchè crede alla verità della visione della pittura, e cioè a una presa diretta con la realtà che è anche un rapporto emozionale oltre che mentale e ottico-percettivo. In particolare i suoi ritratti, ma anche le nature morte, sono una dimostrazione chiara di questa sua attitudine operativa.

Nel tempo ci sono stati cambiamenti ed evoluzioni nel suo lavoro ma abbastanza limitate a oscillazioni che vanno da una più accentuata tensione espressionista a un più nitido verismo, variazioni relative agli stati d’animo personali, alle caratteristiche dei temi affrontati e anche, talvolta, alla specifica natura delle committenze, come nel caso delle opere murali per il comune di Volpara e del gruppo di dipinti murali e su tavola per la nuova sede della Ditta Santi di Pontenure, un impegnativo intervento che viene documentato in questo sito. 

In questi due casi si è trattato di un lavoro incentrato sui valori della memoria collettiva, il cui obiettivo è stato quello di riuscire grazie all’energia evocativa della pittura a far riemergere dal passato, sia pure solo in modo virtuale, i valori della vita quotidiana e del lavoro attraverso la messa in scena di personaggi anonimi che sono rappresentazioni emblematiche di una comunità ma che allo stesso tempo sono colti nella loro identità individuale.

Questa operazione realizzata con molta partecipazione è carica di forti suggestioni nostalgiche, ma senza sentimentalismi. Tindaro diventa qui, a modo suo, un cantore della civiltà contadina e i suoi dipinti per certi versi si possono collegare allo spirito di un bellissimo film come L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi.

Per eseguire le sue opere l’artista ha adottato un metodo che sono in parte si allontana dall’amata pittura dal vero. Dovendo rappresentare un mondo che non c’è più se non nei ricordi e nei documenti visivi, ha per forza di cose utilizzato delle vecchie fotografie, selezionate con cura. Queste piccole immagini ingiallite dal tempo, impregnate dalle memorie di vita, sono state osservate, analizzate e interiorizzate dal pittore che nella sua mente ha ricostruito il contesto reale di allora e lo ha, per cosi’ dire, proiettato nella camera oscura della sua immaginazione. E poi con i pennelli ha fissato questi affascinanti fantasmi sbiaditi rianimandoli con una forte tensione estetica.

Nei murali di Volpara i personaggi (la coppia di sposi, la classe, il ritratto di famiglia, il gruppo di uomini all’osteria) sono stati fatti uscire dalle ombre del bianco e nero fotografico con interventi di colore, pur lasciandoli immersi in un’atmosfera dai toni smorzati, un po’ irreale.

Diversa invece è la soluzione adottata nella serie di dipinti su tavola di rovere per la Ditta Santi che documentano, come erano in passato, tutte le attività produttive dell’azienda dalla varie fasi di produzione dei formaggi alla fabbricazione dei cesti, dalla uccisione e lavorazione del maiale al lavoro del maniscalco.

In questo caso l’autore ha fatto una scelta quasi monocroma utilizzando toni rugginosi e soprattutto il bianco, facendo emergere le figure, gli oggetti e gli animali dallo sfondo con un accorto gioco di definizioni volumetriche  e di lumeggiature. Anche il colore naturale e le venature del legno del supporto contribuiscono a rendere più affascinanti e raffinati questi dipinti, dove una certa sintesi compositiva e un un intenzionale senso di non finito evitano il rischio del verismo descrittivo. 

Dunque pittura della memoria e memoria della pittura si fondono in una delicata e intensa visione poetica.